Il cibo è il soggetto protagonista di ogni paese, espressione di tradizioni e osservatorio privilegiato per comprendere abitudini e stili di vita.
Napoli, ne è l’esempio migliore, una città dove il cibo ne racconta la storia. Una storia fatta di dominazioni e culture che si sono susseguite nei secoli lasciando segni e influenze nella tradizione culinaria della città , rendendola un faro di cultura non solo gastronomica in tutta Europa . Nella cucina partenopea piatti semplici e contadini, come la famosa past ‘e fasul, pasta e fagioli, si alternano a piatti ricchi ed elaborati come il sartù di riso o il babà, nati dall’influenza aragonese e borbona. La tradizione popolare si intreccia con quella nobile dei “monzù”, cuochi raffinati che, arricchendo la cucina tradizionale con creme e rielaborando in maniera originale preparazioni tipiche francesi, rivoluzionarono l’arte della cucina napoletana.
L’evoluzione dell’arte gastronomica va di pari passo con lo sviluppo della produzione ceramica, che cambia da una finalità artistica ad una utilitaria, cioè destinata all’imbandigione della tavola, al servizio di cibi e bevande, ai riti conviviali e alle celebrazioni religiose.
I Borbone svolsero un ruolo importante in questo contesto a partire dal 1743, con l’apertura della Real fabbrica di Capodimonte , voluta da Carlo di Borbone, ed ancor più con la Manifattura reale di Napoli, voluta da figlio Ferdinando a partire dal 1771, con le qual i si posero le basi di un legame storico fra ceramica e cibo. Piatti, terrine, coppe e rinfrescatoi in porcellana ne sono testimonianza. I serviti di varie centinaia di pezzi adornarono la tavola di molte corti europee.
Oggi questo connubio tra buon cibo e bella tavola si è affievolito almeno in parte , la proposta gastronomica si è ridotta lasciando spazio, purtroppo, ad una cucina veloce e anonima , a stereotipi di facile manifattura e produzione .
Per contrastare l’impoverimento di una cultura culinaria e artigiana secolare come quella partenopea, diversi ristoratori, aziende ceramiche ed associazioni hanno dato vita al progetto “Il gusto buono di Napoli” che, come cita il loro manifesto: “vuole recuperare la complessa dimensione del mangiare bene, come frutto unico di degustazione di cibo e di bevande, di ammirazione delle tavole imbandite e di godimento della conversazione”.
Scopi dell’associazione sono: un attento recupero delle ricette della storica cucina napoletana e dei prodotti tipici campani; l’utilizzo, per l’apparecchiatura della tavola, di stoviglie e accessori di alta qualità ceramica e tessile che si rifanno alla grande tradizione artistica partenopea; e da ultimo ma non meno importante, il recupero della convivialità, intesa come partecipazione alla bella tavola, occasione di incontro e condivisione di storia e storie.
Per sollecitare e sostenere la ricerca, lo studio e la produzione di pietanze, prodotti tessili e ceramici che rispondano agli scopi dell’associazione è nato il marchio “Storie a tavola”.
L’idea è quella di partecipare alla continua evoluzione della tavola e dei riti conviviali e, come dice Luca Pinto, fra i promotori del progetto e presidente dell’associazione: “Valorizzare i prodotti della nostra terra, ricostruire il dialogo interrotto fra ceramica e cibo, fra contenuto e contenitore in un equilibrio che li valorizzi entrambi, e operare perché ciascun settore diventi motore dell’altro”.
Il progetto del marchio “Storie a tavola” inizia, nel 2017, con una cena al ristorante Umberto, via Alabardieri 30, a Napoli. Durante la serata la tradizione della cucina partenopea rivive attraverso le ricette del duca Ippolito Cavalcanti, cuoco, letterato e figura di riferimento del passato gastronomico partenopeo. Minestra miniata, maccheroni ‘ncaciati, calamari farsiti vengono serviti nelle ceramiche classiche napoletane, per un connubio perfetto tra elementi identitari e tradizioni gastronomiche. Il prosieguo, con cadenza quasi mensile, ha visto in tavola pietanze su ricette del Corrado o del Cavalcanti, accompagnate da vini rigorosamente campani, con tavole adornate da ceramiche storiche, vassoi, alzate, biscuit in porcellana, presso il Ristorantino dell’avvocato in via Santa Lucia 110-115 e la Stanza del gusto in via Costantinopoli 100.
Nei giorni di Buongiorno ceramica 2018 le tante iniziative culturali hanno visto anche la presentazione del nuovo manufatto in porcellana appositamente progettato dall’arch.Enzo Caruso e realizzato dalla cooperativa ‘Il lucignolo’ con l’utilizzo del forno civico dell’Istituto G. Caselli di Capodimonte, insieme a manufatti dell’azienda ‘Arte della ceramica’. Tutto in preparazione di un evento prenatalizio ispirato alla valorizzazione dei cibi come elemento culturale e di piacere autentici.