Intervista agli ideatori e curatori del’innovativo progetto Vino di Jorn, che unisce enologia, ceramica e una casa museo: Luca Bochicchio e Jacopo Fanciulli.
FC Cos’è Casa Jorn?
LB Si tratta del complesso di casa, giardino e studio che l’artista danese Asger Jorn donò al Comune di Albissola Marina nel 1973 prima di morire, affinché fosse destinato a museo pubblico. Si trova sulla collina dei Bruciati, molto vicino al centro storico del paese e al litorale. Nel 1957 Jorn acquistò due ruderi antichi (risalgono al rinascimento ed erano proprietà dei Della Rovere, famiglia da cui provengono due papi molto importanti per il mecenatismo delle arti, Sisto IV e Giulio II) e il terreno che li circonda, e con l’aiuto dell’amico e poi custode Umberto Gambetta iniziò un lavoro e ristrutturazione in senso creativo, artistico ed organico. Un’esperienza di arte totale, in cui coesistono frammenti di scarti industriali, dipinti murali e ceramiche, riconosciuta a livello internazionale come raro esempio di architettura situazionista e oggi meta di un turismo internazionale molto attento. Dall’inaugurazione nel 2014, seguita ai lunghi e difficili restauri, Casa Museo Jorn è sempre rimasta aperta al pubblico ed è stata inserita nel circuito di valorizzazione del MuDA il Museo Diffuso Albissola.
FC Come è nata l’idea e il progetto Vino di Jorn?
LB Occorre fare una piccola premessa. Uno degli aspetti più importanti della Casa Museo Jorn è che ci racconta, oltre all’arte di Jorn, la sua filosofia di vita, le sue abitudini, i suoi valori quotidiani e concreti, oltre a quelli assoluti. In questo senso l’amicizia, il convivio, la cooperazione, la festa e la musica erano elementi costitutivi l’idea di società di Jorn, e il vino, come il cibo, non era certo un elemento secondario. Durante i restauri abbiamo rinvenuto numerose scatole di bottiglie (vuote purtroppo) di una ben nota cantina di Barolo, inoltre dai documenti sappiamo che Jorn e Berto bevevano e producevano del Barbera e del Dolcetto per la propria scorta personale: acquistavano l’uva, forse la mischiavano ai frutti della vigna di Casa Jorn, e poi imbottigliavano usando un’etichetta disegnata da Jorn in quattro colori (verde, gialla, bianca e blu) recante la scritta “Cantina Jorn”. Oggi esistono ancora alcuni esemplari di bottiglie originali con queste etichette, e là dov’era la cantina della casa nel 2014 abbiamo allestito una sezione museale dedicata al vino, alle bottiglie e alle etichette.
Nel 2017, in concomitanza con alcune iniziative legate al sessantesimo anniversario della nascita dell’Internazionale Situazionista (avvenuta a Cosio d’Arroscia, Imperia, luglio 1957) ho conosciuto Jacopo Fanciulli, esperto in comunicazione e marketing ma soprattutto enologo e degustatore professionista. Iniziammo a collaborare scoprendo alcuni vini della Valle Arroscia; visitammo anche la fabbrica Clayver, di Maurizio Gasco, che produce innovative botti in grès… da lì in poi l’idea di un momento ha assunto molteplici valori positivi per il museo: da novembre dell’anno scorso, 220 litri di vino rosso superiore stanno affinando in botte in ceramica all’interno di Casa Museo Jorn.
FC Quali sono state le scelte dal punto di vista enologico?
JF Il vino che abbiamo scelto è un Ormeasco di Pornassio, un vino rosso tipico dell’entroterra dell’Alta Valle Arroscia in provincia di Imperia. Un vino rosso intenso e di corpo con piacevoli note fruttate che viene ottenuto dalla vinificazione di sole uve Ormeasco, un clone tutto ligure del Dolcetto piemontese. L’annata per questa prima sperimentazione è 2016, decisa insieme alla Tenuta Maffone di Acquetico, che ci ha fornito il prodotto da affinare in Casa Museo Jorn, per l’ottima qualità. La scelta dell’Ormeasco viene da alcune ricerche effettuate: è risultato essere con buona probabilità il vino bevuto nell’Incontro di Cosio d’Arroscia, che portò alla nascita dell’Internazionale Situazionista, di cui Asger Jorn fu uno dei fondatori (il cosiddetto vino “cosiate”).
FC Ovviamente ci incuriosisce particolarmente l’utilizzo della botte in ceramica….
JF La botte è un “contenitore” sferico in grès da 225 litri, la stessa capienza di una classica Barrique in legno, e viene prodotta dall’azienda Clayver di Vado Ligure (SV). È la prima volta che sperimento personalmente un affinamento in questo tipo di botte, ma devo dire di essere molto soddisfatto, in quanto la micro-ossigenazione che la porosità di questo materiale apporta al vino al suo interno ne consente una maturazione lenta e ne accentua i sentori fruttati e l’eleganza, senza andare ad alterarne gli aromi, essendo la ceramica un materiale inerte.
FC Quali sono gli aspetti produttivi e commerciali del Vino di Jorn?
JF Per questo primo anno il progetto prevede la produzione di 300 bottiglie numerate ed in edizione limitata che verranno vendute a Casa Museo Jorn ed al Museo Jorn di Silkeborg in Danimarca. Sarà un vino da collezione, adatto sia per winelovers che per collezionisti d’arte. Si tratta infatti non solo di un ottimo vino da invecchiamento, ma di un vero e proprio prodotto artistico, soprattutto grazie all’etichetta ” Cantina Jorn” disegnata dall’artista stesso per i vini che era solito regalare agli amici e consumare durante le feste.
FC Che impatto sta portando questa operazione sul pubblico e gli stakeholders del museo?
LB Fondamentalmente Vino di Jorn è un progetto di marketing museale la cui principale mission però non è la semplice pubblicità ma l’audience development: l’ampliamento dei pubblici interessati al museo, finalizzato al loro coinvolgimento e, auspicabilmente, alla loro partecipazione e co-progettazione delle attività stesse (audience engagement). Dal momento in cui la botte con il vino è entrata in cantina è diventata parte del tour di visita, ci ha consentito di rendere fruibile una porzione della casa solitamente non valorizzata (un deposito attrezzi sotto lo studio di Jorn), ci ha consentito di avviare una join-venture con due imprese del territorio (Clayver e Tenuta Maffone), ci consente di coinvolgere pubblici interessati prima al vino che all’arte, e di portare l’attenzione del pubblico ad aspetti della vita non strettamente estetici ma sociali, anche popolari se vogliamo. E questo prima ancora che il vino venga imbottigliato e venduto! La fase della commercializzazione avverrà, in partnership con il Museo Jorn di Silkeborg che detiene il copyright sull’opera e l’immagine di Jorn, e con il quale stiamo collaborando dal 2014, attraverso il duplice canale dell’arte (quindi musei e altri enti collegati) e del vino (collezionisti, amatori, chef, ecc.).
FC Ci raccontate per finire qualcosa di Tastin’ Paintings, che pare essere figlio di questo progetto?
LB Anche Tastin’ Paintings può essere considerato in parte un progetto di audience development, l’abbiamo inventato io e Jacopo proprio mentre iniziavamo la collaborazione intorno al vino di Jorn. Studiavamo infatti il ruolo del vino – e del particolare vino che si beveva nella Valle Arroscia nei giorni degli incontri internazionali che portarono alla nascita dell’Internazionale Situazionista – quando ci venne l’idea di trovare un linguaggio comune per raccontare al pubblico le opere di Casa Jorn insieme ai vini prediletti dall’artista. Da lì sviluppammo un vero e proprio format, Tastin’ Paintings appunto, che consiste non nel mero abbinamento di vino e arte, ma nella ricerca filologica delle affinità territoriali, culturali, perfino estetiche ed espressive tra opere d’arte e vini, certi che anche ogni vino di qualità implica una raffinata arte, una ricerca, una sperimentazione, ed è espressione del genio dell’uomo. Dopo la ricerca viene il momento della performance, che include gruppi di spettatori solitamente fino a un massimo di 25, che vengono accompagnati e guidati, in modo molto informale e inclusivo senza rinunciare alla scientificità dei contenuti, in un percorso di scoperta del vino all’interno delle sale dei musei. Tastin’ Paintings è stato pensato infatti soprattutto per i musei e in generale per le collezioni pubbliche. Finora abbiamo avuto ottimi riscontri nelle performance tenute al Camec di La Spezia, al Museo Jorn di Silkeborg e all’Istituto Culturale Italiano di Copenaghen, nonché nei musei toscani del Mudev (il Museo Diffuso dell’Empolese Valdelsa) dove in collaborazione con Carlotta Mazzoli e Alessia Nardi (due giovani curatrici fiorentine) abbiamo sviluppato Tastin’ Mudev, confluito poi in Tastin’ Paintings Toscana, grazie al bando Cena dei Musei che abbiamo vinto nel 2017.
Tastin’ Paintings è un percorso di educazione all’arte e al vino, ma in base alla preparazione e agli interessi dei visitatori si trasforma in una discussione articolata, a volte accesa. Abbiamo riscontrato l’alta partecipazione di nuovi pubblici per il museo, e un notevole entusiasmo al termine della performance (certo, aiutato forse dall’ebbrezza!).
Luca Bochicchio, storico dell’arte contemporanea, lavora come ricercatore e docente per l’Università di Genova e come critico e curatore indipendente per istituzioni pubbliche e private italiane ed europee. Dal 2015 dirige Casa Museo Jorn e il MuDA Museo Diffuso Albisola.
Jacopo Fanciulli, esperto in comunicazione e marketing, enologo e degustatore professionista, lavora come consulente nei settori culturale e del wine&food.
Dal 2017 è responsabile marketing e comunicazione della Casa Museo Jorn di Albissola.
Nella foto in copertina:
Botte sferica in grès